sabato 29 ottobre 2016

Nuovi arrivi!

 Uh, come mi piacciono i video UNBOXING" su Youtube.....Mi piace tanto vedere quali libri e di quale genere la gente compra, e in quali siti... a volte mi ritrovo nelle scelte ("lo vorrei tanto anch'io"), a volte anche no ("neanche morta..."), ma mi piacciono sempre tanto, quasi tutti...
 Non sono una youtuber e dubito che lo sarò mai, così non mi rimane che la versione "fotografica" dello spacchettamento, che vi propongo in questo post!
Il pacchetto è arrivato qui da me, sulla collina lontana millemila chilometri e diecimila anni di storia, nei giorni scorsi, ma ho aspettato il fine settimana e la luce del giorno per fare le foto al pacchetto ancora sigillato...
Via lo scotch, via il pluribolle, ed ecco "affiorare" il bottino della mia ultima incursione libresca...
L'ultima - in ordine di tempo, avventura di Alice Allevi, specializzanda in medicina legale... la versione alla "Bridget Jones" di Kay Scarpetta, ma più simpatica, adorabile nella sua sventatezza e distrazione, eternamente divisa tra l'antipatico e adorabile dottor Conforti e Arthur Malcomess, giornalista giramondo... insomma, libro carino da cui mi aspetto solo qualche ora tranquilla, da trascorrere sul divano, magari con qualche biscotto e una tazza di thè....

 E poi questo. L'ho preso, lasciandomi convincere da alcune recensioni che avevo letto in giro; nel frattempo però ne ho lette anche altre che ne dicno mooolto male... Mi sa che non resta che leggerlo e farsi un'idea personale...
 ..almeno la copertina è molto carina, e molto colorata; per il contenuto, vedremo...

Alla prossima, se vi va...

giovedì 27 ottobre 2016

Le mie impressioni - Mi chiamo Lucy Barton

 

 «la vita mi lascia sempre senza fiato»


Di Elizabeth Strout ho letto quasi tutto, da “Olive Kitteridge” che le ha meritato il Pulitzer nel 2009, a “Resta con me”, ai “I ragazzi Burgess”; invece non ho ancora letto "Amy ed Isabelle", ma ce l'ho fra le tante cose che mi propongo di leggere entro un anno (o giù di lì....)
Questa primavera ho letto anche “Mi chiamo Lucy Barton”, a distanza di qualche settimana dalla sua uscita in Italia.
Il libro racconta la storia di Lucy, una scrittrice sui quaranta, mamma di due bambine, che dopo un banale intervento di appendicite deve trattenersi per settimane in ospedale a causa di alcune complicazioni impreviste. E’ sola, perché il marito deve accudire le due figlie ancora piccole e non ha la possibilità ed il tempo di conciliare lavoro, cura delle bambine e visite in ospedale, non in una città come New York.
Un giorno, all’improvviso, si presenta al suo capezzale sua madre.
Lucy non vede sua madre da molto, molto tempo; non ha partecipato al suo matrimonio, non ha mai visto le sue figlie, non si sentono mai. Si presenta in ospedale dopo aver viaggiato in aereo per la prima volta e da sola, e come se il tempo non fosse mai trascorso e non ci fossero state incomprensioni e silenzi tra di loro le dice  “Ciao Lucy. Ciao Bestiolina”. Tra madre e figlia ci sono stati molti silenzi e molte incomprensioni: l’infanzia di Lucy è stata povera, triste, piena di umiliazioni, di privazioni, trascorsa in un garage adattato a casa, con una madre ruvida e glaciale nella relazione con i figli, con un padre assente e irascibile. Le due donne trascorrono le loro giornate parlando molto di cose poco importanti, di persone che entrambe conoscono, di qualche fatto del passato, cose così, all'apparenza senza grande importanza. Tutte e due, in modo diverso, sole, a tratti distanti l'una dall'altra, a momenti, invece vicine.
E’ un libro senza accadimenti di rilievo, senza una vera e propria trama, eppure denso, a tratti doloroso; parte da una fatto piuttosto semplice come un periodo di degenza in ospedale e risale piano piano la china del tempo, dal presente a New York all’infanzia triste e piena di privazioni di Lucy, in Illinois. In un percorso a ritroso in cui, all’interno di capitoli via via sempre più brevi quasi fossero rapide pennellate, ci si imbatte in alcuni corposi temi la cui rilevanza vale, da sola, la pena di una lettura solo all’apparenza facile.
Colpiscono il rapporto difficile tra un genitore ed il proprio figlio, l'incapacità di una madre di intrepretare la parte "morbida" del proprio ruolo, il come i limiti e i difetti e la parte meno risolta di una persona incidano sulla vita e sul carattere di un figlio, che prima si allontana e poi quasi si arrende, consapevole dell’esistenza di confini che non potranno essere valicati, di distanze che non si farà in tempo a colmare. E' impossibile, in fondo, staccarsi del tutto dal proprio passato e dalla propria storia personale, nonostante il tempo, gli sforzi e la distanza anche fisica da quelli che quel passato rappresentano di più; la solitudine, alla fine, incolpevole o desiderata, è pur sempre solitudine.
Lucy e la madre non ricuciono il loro rapporto, perché il loro rapporto forse non è recuperabile, non del tutto per lo meno; non riescono a superare il confine, invisibile e al tempo stesso ingombrante, superato il quale la vicinanza sarebbe possibile; non sono mai – non lo sono mai state - sulla stessa lunghezza d’onda, sulla stessa riva, dalla stessa parte del mondo. I loro mondi continueranno ad essere diversi e lontani l’uno dall’altro, New York per Lucy la campagna dell’Illinois per la madre.
C’è qualcosa, però, che ai miei occhi rende meno indigesta la constatazione di questa distanza e della sua irrimediabilità, ed è il fatto che il lungo viaggio della madre di Lucy, il suo arrivo del tutto inatteso in ospedale e la sua precisa determinazione di stare al fianco della figlia in un momento di difficoltà, sia pure con i suoi modi bruschi - del resto totalmente coerenti con la sua vita e suoi trascorsi - smorza almeno in parte l’amaro di questa storia: non si può chiedere di più a chi, inconsapevolmente, non è disposto o capace di dare che quello che dà...

martedì 25 ottobre 2016

Scrap Dreams Challenge

Il tema del challenge di Scrap Dreams per la categoria LO questo mese è realizzare una pagina senza foto di persone e animali... La tentazione di fare una pagina con la foto di tazze e libri è stata fortissima, ma mi sono detta: dai, Lizzy, sempre le stesse cose, che ormai sono venute a noia anche ai muri...così ho pensato di dedicare questo LO - che segna il mio ritorno alle sfide scrap dopo un luuuuungo periodo - ad un'amica di vecchia data, una di quelle senza le quali proprio non si può stare, quella che ti consente di trascorrere qualche ora di serenità senza preoccupazioni, che ti ascolta in silenzio e lava via ogni tuo brutto pensiero.....Insomma, la lavatrice....









lunedì 24 ottobre 2016

Dare forma alle parole - farfalle e mongolfiere

Le parole sono quelle di Polepole, scritte nel suo ultimo post, e le condivido in pieno. Forse perchè anch'io come lei vivo un momento della vita in cui la pesantezza è la dimensione prevalente della quotidianità, forse perché non si sfugge ad un destino ed ad una formazione e ad una educazione che mettono dinanzi a tutto il dovere, anche quando si rischia grosso, si rischia cioè di farsi male, di smarrire sé stessi ed il senso per cui si viene e si sta al mondo....
Riflessioni di questo tipo potrebbero (e forse lo fanno) intristire. Ma questa pagina è volutamente piena di farfalle e di mongolfiere, di gonnelline rosa svolazzanti che mai avrei portato neanche in gioventù, di cuori rossi e rosa a ricordarci che bisogna voler bene anche a sé stessi. E volare alto, ricercando leggerezza, ripulendo l'anima di tutto ciò che è superfluo, un inutile, faticoso anelito ad una perfezione che non raggiungeremo mai, perché non è umana, perché non c'è....




Entro nella settimana appena iniziata con un passo più leggero, consapevole della mia imperfezione, della mia umana incapacità di farmi carico di fardelli insostenibili, pesi che la mia schiena e la mia anima non sono fatti per sopportare... E so di non essere la sola, mentre attacco su un cartoncino un volo di farfalle, la foto di un cono gelato, di una gonna rosa e di scarpe con un tacco sfrontato e allegro che solo nei sogni....
 

 
Buon lunedi, mondo...

venerdì 21 ottobre 2016

c'era una volta SCRAP.....

Si potrebbe chiamare così, in fondo, questo post - un po' dolce, un po' malinconico, lo ammetto - con cui ho riportato a galla, ripescandole dal fondo del mio archivio fotografico - alcune pagine di qualche anno fa....
Pagine (del 2008) che raccontano di Puzzola che dorme dopo una giornata faticosa (notare com'era piccolo!).....
 ...della mia passione per questa cosa che mi riesce difficile definire che è, per l'appunto, lo scrapbooking (ma sono io quella lì, capelli lunghi e poche rughe????)...
 ... dei primi occhiali di Puzzola....
 ...e di quanto disordinato fosse già a quel tempo.....

 



Dopo questo breve tuffo nel passato, un paio di cose  mi appaiono evidenti, in tutta la loro disarmante semplicità:
- ho sempre fatto le pagine con quel che mi capitava a tiro, ossia carta stampata al computer, fili colorati, bottoni, graffette, addirittura cerotti, perché ho sempre trovato molto divertente inventare un uso nuovo - definirlo "artistico" è un parolone, ma rende l'idea - a materiali semplici e poveri, e possibilmente riciclati;
- le passioni (alcune passioni, almeno) resistono al tempo. Ci sono momenti nella nostra vita in cui tutto cambia, in cui non si trova il tempo o la voglia per fare cose che prima ci piacevano e ci rendevano divertenti i momenti liberi... ma poi le cose cambiano di nuovo, e quello che ci appariva impossibile anche solo pensare, come aggiornare un blog, fare foto, incollare pezzi di carta su un cartoncino, diventa nuovamente alla nostra portata, e ci restituisce - magari con gli interessi - buonumore e un po' di serenità....
- mio figlio è stato,  e - temo- sempre sarà un inguaribile casinista....

Alla prossima, se vi va...

giovedì 20 ottobre 2016

Cosa ricorderò di te - FREEBIE

Una cosa che faccio spesso, anche se non sempre, è scrivere qualcosa dopo aver finito di leggere un libro. Certo, bisogna che quel libro mi sia piaciuto, che mi abbia emozionato, o divertito, o rattristato o fatto riflettere... capita alle volte, quando si è fortunati, quando si è riusciti ad entrare in sintonia con l' autore e la storia, quando il libro e i nostri pensieri si sono intercettati l''un l'altro e riconosciuti... una bella combinazione, insomma, che alle volte riesce ed a volte no, ma quando accade, mi piace tanto scrivere qualcosa e lasciarlo nelle pagine del libro, lì, a disposizione di chi dopo di me lo prenderà in mano, anche solo per sfogliarlo facendone frusciare le pagine, o di me stessa, nel caso in futuro avessi voglia di rileggerlo qua e là....
Di solito uso il prima foglio di carta che mi capita tra le mani, ma più di recente mi sono organizzata un po' meglio, ed ho stampato queste schedine, che trovo utili al mio scopo... Una sorta di "carta d'identità e delle emozioni",  un piccolo gesto di riguardo nei confronti di una storia che ci ha tenuto compagnia e regalato sensazioni che si vogliono ricordare....



 
Se l'idea di abbandonare i vostri pensieri tra le pagine di un libro amato vi piace, ecco tre diverse schede, che potrete stampare su un cartoncino e ritagliare; la parte colorata è il dorso della scheda, che potrete incollare sul dietro della parte bianca in cui inserire le annotazioni... Se le dimensioni non fossero giuste, fatemelo sapere e qualcosa ci inventeremo..
Se poi l'idea della scheda vi piace, ma preferite farvela da voi, a vostro gusto, sarò felicissima di vedere le vostre proposte e di condividerle... chissà che ne venga fuori qualcosa di interessante!



Alla prossima, se vi va!

mercoledì 19 ottobre 2016

Le mie impressioni - "Mio fratello rincorre i dinosauri"

 
 Ho finito di leggere il libro di Giacomo Mazzariol in un pomeriggi di tempesta, con i lampi che illuminavano a giorno la mia stanza e la luce che si faceva sempre più livida, costringendomi ad accendere la lampada nonostante fossero le quattro del pomeriggio... Eppure dentro i miei pensieri c'erano solo nuvole burrose e una luce liquida di un giallo stratosferico, leggerezza, sorrisi e una bella sensazione di compiutezza, quel buon umore che a me danno solo le cose semplicissime tipo una bella giornata, un paio di sneakers, il cappuccino con la pasta...
Giacomo Mazzariol ha solo 19 anni, due anni più di mio figlio, e scrive da dio. La storia che ha raccontato, della sua vita e di quella del fratellino Giovanni che ha un cromosoma in più, è scritta con garbo, leggerezza, e     mai mai mai mai, neanche per un attimo scivola in basso, sulla china del melenso, cosa che sarebbe stata invece facilissima... Sta sempre su una linea diritta, invece, la storia di Joe e Jack, una linea difficile, a tratti triste, ma più spesso allegra, raccontata con la freschezza, il buonumore, la semplicità di questo grande, giovane uomo dotato come pochi, molto più grandi e strutturati di lui, di un linguaggio accattivante che sa arrivare dritto dove vuole lui....
 Ci sono pagine che ho sottolineato, frasi che credo ricorderò, episodi narrati con così tanto garbo e delicatezza e ironia che ti rimangono in testa anche dopo aver chiuso il libro, dopo l'ultima pagina, desiderando che ce e siano altre, molte altre....


Una chicca a pag. 130. Non voglio raccontarla, tutt'al più la metto qui sotto in foto, ma va letta, semplicemente letta, perché dopo vi rimarrà sulle labbra un gusto dolce e pieno come un sorriso dopo un cucchiaio di Nutella...